Per la natura aspra del suo territorio, sin dal Medioevo gli abitanti del Trentino lasciano la propria casa per cercare fortuna altrove. Tipiche dei tempi antichi sono forme di emigrazione che durano da pochi giorni a molti mesi. È durante l'Ottocento che queste migrazioni "stagionali" si protaggono per un lasso di tempo maggiore e raggiungono mete sempre più lontane, anche al di là dell'Oceano. Nelle Americhe i Trentini continuano a svolgere i mestieri che già avevano appreso, ma vedono anche le grandi metropoli in piena espansione, imparano nuove occupazioni, scoprono stili di vita sconosciuti. L'altra faccia dell'emigrazione è però fatta anche di miseria, condizioni di lavoro estreme e forme sempre più diffuse di razzismo verso questi "nuovi arrivati".
Database online della Fondazione Museo storico del Trentino dedicato all'emigrazione Trentina
Manuale scolastico sull'emigrazione trentina dal sito dell'Ufficio Emigrazione della Provincia autonoma di Trento
1870-1914, l'emigrazione cambia
Il governo austriaco non vede di buon occhio l’emigrazione, ma allo stesso tempo non emana mai una normativa per regolare il fenomeno. Don Lorenzo Guetti (1847 – 1898), fondatore della Cooperazione Trentina, raccoglie i numeri delle partenze fra il 1870 e il 1887. Per le sole Americhe, in nemmeno vent'anni lasciano il Trentino 24.000 persone su una popolazione di circa 400.000 abitanti. Sono numeri incerti, ma che danno un'idea, riportata anche dai giornali dell'epoca, delle dimensioni di questo esodo.
Archivio digitale della Fondazione Don Lorenzo Guetti
Quaderno didattico della Fondazione Museo storico del Trentino sull'emigrazione transoceanica
Nord America
Verso la fine dell'Ottocento la tendenza cambia: si punta verso New York, verso il Nord America. Rimane un viaggio lungo, fino a 30 giorni, e la traversata dell'oceano avviene su navi stipate all'inverosimile, in condizioni igieniche scarse.
Il punto d'arrivo, indipendentemente dalla tappa successiva, è sempre lo stesso: l'isola di Ellis Island a New York, ancora oggi emblema delle grandi emigrazioni dell'epoca. Qui i nuovi arrivati vengono sottoposti a visite mediche e psicologiche, e a controlli di polizia.
Museo dedicato all'immigrazione negli USA nell'edificio un tempo utilizzato per registrare gli ingressi di immigrati: in digitale si trovano tutti i registri degli arrivi
La vita negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti, a differenza del Sudamerica, i Trentini vedono metropoli immense in piena espansione, il che significa molti posti disponibili nell'edilizia, ma anche nelle vaste aree industriali. Molti proseguono verso l'interno, in stati come la Pennsylvania o il Colorado, attirati dal mestiere di minatore, remunerativo quanto duro, pericoloso, malsano.
Un luogo di lavoro nuovo, la fabbrica, nel racconto delle generazioni di emigrati trentini – documentario History Lab
Sud America
Nell'Ottocento molti europei, e i Trentini fra loro, scelgono come meta il Sudamerica. Paesi come il Brasile cercano agricoltori e boscaioli a cui affidare sterminati territori incolti, e operai per costruire nuove ferrovie. Il bisogno di manodopera è tale che vengono fatte vere e proprie campagne pubblicitarie per attirare nuovi abitanti. Il territorio che l'emigrante trova all'arrivo è, però, ben diverso dall'Eden promesso: lontano dai centri abitati e dalle vie di comunicazione, da disboscare e privo di abitazioni.
Sito del Museo dell'Immigrazione a San Paolo (Brasile), con un interessante archivio digitale
Il ricordo dei primi emigranti in Brasile attraverso le parole dei loro discendenti – documentario History Lab
Area educativa
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